venerdì 25 gennaio 2013

SCUOLA: TUTTI IN PIGIAMA PER IL GIORNO DELLA LETTURA

I BAMBINI IN TENUTA DA NOTTE FANNO COLAZIONE A SCUOLA

''Sogno o son desto?'', mi chiedo qualche giorno fa entrando nella classe di Adriano. ''Si staró ancora dormendo'', se vedo davanti a miei occhi la maestra di mio figlio in accappatoio da camera e pantofole. Poi mi strizzo gli occhi e noto che anche i bambini, quasi tutti, sono in pigiama. (Si, si, proprio quello che si usa per dormire la notte, generalmente nella privacy della propria casa, al riparo da occhi indiscreti. Quello con cui osiamo farci vedere solo dai familiari piú stretti e con cui, anche di fronte a loro, ci vergognamo un pó. Giustamente, fra l'altro).



Mi giro e mi rigiro e anche le altre maestre e i maestri sono come appena usciti dal letto. C'é chi indossa addirittura quei copricapo, quelle orrende cuffiettine, che si usavano per dormire credo in epoca pre-vittoriana; chi si aggira con una candela in mano tipo sonnambulo piromane. Alcuni bimbi hanno con loro il classico peluche con cui ci si addormenta. Ma mentre alcuni di questi ne vantano alcuni di misure abbastanza standard altri ne trascinano di dimensioni onestamente sproporzionate: vedi il bimbo con una tigre a grandezza naturale. Ecco quando capisco che é tutto vero, si accende finamente una lampadina nella mia mente e mi ricordo che si festeggia il 'Voorleezontbijt'. Non é una parolaccia ma vuol dire che una volta all'anno i bambini si recano a scuola appunto in pigiama (nonostante i meno dieci che fanno fuori in questi giorni) dove si celebra una sorta di giornata della lettura. Oltre a leggere innumerevoli libri tutti insieme, si fa colazione tutti insieme con quello di cui i bambini sono piú ghiotti: i mitici Panekoekken (eccoli nella foto in basso).



Si tratta sostanzialmente di pancake che i bambini infagottano con zucchero a velo o con uno scirippo appicicosissimo che li rende ancora piú gustosi. In Olanda sono una vera e proprio istituzione culinaria e se vi capita di venire da queste parti non potrete non imbattervi in quelle che vengono chiamate le Panekoekken Huis, dei ristoranti che servono praticamente solo questi pancake e con cui si va in generale con tutta la famiglia per una serata in cui si é sicuri che almeno per quella volta loro, i bimbi,non romperanno le palle con quello che gli piace o no mangiare. Piacciono a tutti e vengono divorati nello spazio di pochi secondi. 

Ma torniamo alla giornata della lettura. Al nostro arrivo a scuola, io e Adriano ci siamo guardati e abbiamo capito che ce ne eravamo dimenticati insieme a un'atra manciata di sconsiderati genitori/figli. Poco importa perché mio figlio, giá so, si sarebbe categoricamente rifiutato di presentarsi a scuola in piagiama. E infatti quando gli ho chiesto se voleva che gli andassi a prendere il pigiama a casa, non mi ha nemmeno risposto ma mi ha guardato dicendomi con gli occhi: ma che sei sciroccata?  Io, onestamente non me la sono sentita di dargli torto e me ne sono andata fischiettando facendo finta di niente.  

Il mio pensiero é corso alla vera ragione per cui mio figlio, nonostante la encomiabile e divertente iniziatva, in piagiama a scuola non ci andrá mai. Ed infatti noi abbiamo avuto la sfiga che quando lui ha iniziato a frequestare la Basic school (questo ciclo di studi che inizia a 4 e finisce a 12 anni) il suo primo giorno di scuola (qui i bambini non iniziano tutti insieme ma nel giorno preciso in cui ciascuno compie 4 anni) corrispondesse con questa benedetta giornata della lettura. In pratica lui il primo giorno di passaggio da, diciamo cosí, l'asilo alle alemntari (molte  mamme sanno che si tratta di uno dei giorn piú difficili della propria intera vita), si é trovato tutti in pigiama e ha avuto una specie di shock emotivo pensando che a scuola si dormiva pure. Pensava che insomma io lo stavo lasciando lí la mattina e me lo sarei andato a riprendere entro qualche giorno e qualche notte. Mi ci sono voluti circa 4 mesi, e sforzi sovraumani, per tranquillizzarlo e convincerlo che non era cosí. Ecco perché ben venga la giornata della lettura, anzi promuoviamola in tutte le maniere. Ben venga fare colazione tutti insieme la mattina. Ma il pigiama, il pigiama scusate noi proprio no.


martedì 15 gennaio 2013

BRUTTO TEMPO: SIAMO A AMSTERDAM O SULLE DOLOMITI?



''Mamma, ma quando arriva l'estate?'', mi chiede stamattina Adriano mentre nel bel mezzo di una vera e propria tempesta di neve lo accompagno (bestemmiando in turco) a scuola. ''Come dici?  l'estate????''. Bhé, ho pensato, se ce ne sará mai una, ce ne vuole che ce ne vuole. Qui in Olanda non é detto infatti che arrivi l'estate: alcuni anni, chissá perché,  la salta e passa direttamente dalla primavera all'autunno e, in alcuni casi, estremi peró, direttamente all'inverno. Cioé é una variabile incondizionata, per non dire impazzita e ricorda tanto quella canzone ''E la chiamavano estate''. Addirittura lo scorso luglio un gruppo di persone esasperate dal brutto tempo, prese da un 'nervous breakdown' per i 52 giorni di pioggia consecutivi, ha organizzato una manifestazione in una nota piazza di Amsterdam per protestare contro le avverse condizioni metereologiche (eccone alcuni nella foto in basso). Ci crediate o no, nel giro di 24 ore ha finalmente smesso.  



Ma, tornando a questa mattina, per non deludere questo povero bambino, la cui faccia veniva sferzata da folate di neve che andavano a circa 35 km all'ora, gli ho detto semplicemente che, secondo calendario ufficiale, per l'estate dovevamo pazientare ancora qualche mesetto. Nel frattempo non piangiamoci addosso, su',  e godiamoci i benefici di questo tempo mittle-europeo. 

Quali? Per esempio con questo freddo glaciale mamma si conserverá bella piú a lungo, un pó come avviene per le pietanze che si mettono in freezer. Poi, anche se non ci sono soldi, la settimana (o la mesata) bianca a noi non ce la leverá mai nessuno. L'unica differenza é che faremo solo sci di fondo, essendo l'Olanda notariamente ultra piatta.  Lasciando per un pó da parte facili ironie e sarcasmi vari, devo ammettere peró che in questo tempo c'é qualcosa di magico, per gli adulti ma soprattutto per i bambini. Svegliarsi con la neve emoziona sempre un pó tutti. Ma ancora piú bello per i bambini é  sostituire la bicicletta con lo slittino che diventa loro mezzo ufficiale di trasporto (vedi foto in basso di mio figlio e amico). 


Ed infatti quasi tutti i bimbi si piazzano sullo slittino e vengono trascinati a scuola dai genitori che non gli riescono proprio a dire di no e se ne caricano anche tre alla volta insieme con sforzi sovraumani che in molti casi gli compromettono fisicamente il resto di tutta la giornata. Ma loro, i piú piccoli, sono felici felici felici  perché sanno anche che a breve, secondo l'80% delle probabilitá, quella neve si trasformerá in ghiaccio, i canali si geleranno e loro potranno inventare nuovi inaspettati percorsi per andare a scuola o altrove. Camminare, pattinare, solcare a piedi o con lo slittino un canale é infatti una sensazione incredibile: non solo perché come nel mio caso pensi di sfidare un pó la natura e che potrebbe essere il tuo ultimo giorno di vita (cazz..e se si apre una crepa???) ma perché il paesaggio assume appunto nuovi inaspettati caratteri e tu ti senti  come un Gesú che cammina sull'acqua (anche se ghiacciata in questo caso) e raggiungi in 5 minuti posti che di solito ci voleva mezz'ora, perché tagli, ritagli, scopri nuove strade e ti senti inevitabilmente un pó pioniere. 
Bello é bello. Pure romantico volendo. Si ma ora, peró, dopo 12 ore di nevicata potrebbe pure smettere, infondo non siamo sulle Dolomiti. Devo andare a prendere Adriano a scuola ma a giudicare dalla tempesta di neve che continuo a vedere imperversare dalla mia finestra, altro che slittino, qui mi rimane una sola alternativa: procurarmi un gatto delle nevi. 

giovedì 10 gennaio 2013

PARTO IN OLANDA, L'IMPERATIVO É: NATURALE, NATURALE, NATURALE

Oggi ho incontrato per strada la mia ex collega di gravidanza.  Bhé, mica male. A una settimana dal parto sta fresca e tosta e si aggira per il quartiere truccata, pettinata, vestita e giustamente inorgoglita dalla nascita della bimba che ha procreato. Porta e prende l'altro figlio a scuola spingendo allegramente il passeggino da 20 kg con la nuova arrivata. Il tutto con condizioni metereologiche che, in molti casi, ricordano una scena di 'Blade Runner'. Insomma, siamo lontani anni luce da quel catorcio che  mi sono sentita io per oltre un mese dopo il parto del mio primo figlio. La freschezza di questa donna mi fa riflettere sul metodo organizzativo e psicologico adottato nei confronti della gravidanza nei Paesi Bassi. Tutto é all'insegna del NATURALE. Ma non solo nel senso di partorire naturalmente (il cesareo é proprio adottato in casi di emergenza estrema) ma anche di viverla naturalmente. Tutti lí a riperterti ''ma non ti devi preoccupare, é una cosa naturale!, ma che vuoi che sia!''. E io che continuo a pensare fra me e me, alla napoletano maniera, ''ó cxxxx é la cosa piú difficile che abbia fatto nella mia vita''. 



La mia vicina di casa, anche lei tutta 'love & peace' riguardo al parto é venuta qualche giorno fa a darmi delle dritte, anche se non richieste. A un certo punto mi sono preoccupata e quasi spaventata perché nell'impeto di spiegarmi come il tutto é ''cosí naturale'' ha chiuso gli occhi, le palpebre che gli tremavano eccessivamente. Sembrava che fosse andata in una specie di trans in cui continuava a ripetermi che dovevo lasciarmi ''andare, andare, andare...''. Dopo qualche minuto che faceva cosí  l'ho dovuta svegliare e sembrava finalmente che si fosse ripresa. 

Comunque, durante la gravidanza ho deciso di sposare anche io questa impostazione nature e mi sono fatta coinvolgere in un corso di nuoto preparto con un nome giapponese che poi ho scoperto essere una specie di corso di filosofia in acqua. Qui, un insegnante che si immergeva con  occhiali da vista (coprendosi ai miei occhi di ridicolo) ti faceva, su un totale di un'ora, nuotare per 20 minuti e per altri 40 parlava, parlava, parlava  ma soprattutto filosofeggiava sulla vita e sul legame telepatico che dovevamo stabilire col bimbo in grembo. Intanto invece quello scalciava e io so che pensava come me:'' vabbuó ma mo ce la volimmo fa nuotata o dobbiamo diventare stoccafissi a stare fermi cosí?''.'Ma niente lui imperterrito continuava a disquisire. Ho abbandonato dopo qualche lezione. 

Poi é stata la volta del corso Yoga. Nonostante l'insegnante sia una tipa giustissima, ho capito che questa discipina non mi si addice (non me ne vogliano le amiche che lo fanno con amore e passione) e che sono piú un tipo da kick boxing che peró effettivamente non si puó applicare a un parto. Scusate non ci posso fare niente ma a me viene da ridere durante la lezione. Tipo come quando sei in chiesa in prima fila e insieme al tuo amico scemo ti inizia a prendere la ridarella. 




Tornando alla mia collega di gravidanza -lei doveva partorire un mesetto prima di   me- insomma, grazie a lei ho visto la luce: tutte le paure nate dal confronto fra il metodo italiano con quello olandese si sono quasi andate a dissolvere. Ovvero il numero indeterminato di ecografie a cui ti sottoponi contro le 4/5 che ti fanno qui, le quantitá di litri di sangue 'donati' per le analisi contro gli 1/2 prelievi dei nove mesi qui, il numero dei parti in casa praticati in Olanda (la stragrande maggioranza), il fatto di ritornare a casa (se si é partorito in ospedale) dopo due ore, la risposta sul mitologico cordone intorno al collo (''embé, qual'é il problema? si taglia!), la possibilitá di utilizzare uno specchio, proprio lí, mentre si partorisce e vedere la capuzzella del tuo bambino che spunta, l'opzione di mettere alla luce tuo figlio seduta su uno sgabbello con un buco al centro. E tanto, tanto ancora che rende tutta l'operazione molto, molto naturale. Ma che, come dimostra la mia collega, va bene, anzi meglio cosí. Vero, Madonnina cara?